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Protesi della Caviglia

PROTESI DI CAVIGLIA

Introdotta negli anni Settanta, la protesi totale di caviglia è stata sviluppata come alternativa all’artrodesi. Purtroppo, dopo un’iniziale ondata di entusiasmo, i modelli di protesi totale di caviglia di prima generazione presentarono percentuali di complicanze e fallimenti inaccettabili (79% a 5 anni e 65% a 10 anni). Tuttavia, oggi, dopo più di trenta anni d’attenta selezione dei pazienti, di riesamina delle problematiche incontrate e di miglioramento del design protesico cominciano ad evidenziarsi risultati a medio termine incoraggianti.
Attualmente i modelli di terza generazione con porzione in carico mobile non cementati e rispetto della isometria legamentosa garantiscono un’usura minore, a 10 anni la sopravvivenza è superiore all’ 90%. Si preferisce l’impianto a un paziente ottimale con un’età superiore ai 50 anni, con attività fisica limitata, grave artrosi articolare multipla (tibio-tarsica e sottoastragalica). Modificazioni degenerative dell’articolazione sottoastragalica, di quella mediotarsica o della caviglia controlaterale, sono proposti come indicazioni alla PTC.

Controindicazioni assolute alla PTC:
  • Infezione in atto
  • Vasculopatia periferica
  • Neuroartropatie
  • Rivestimento tissutale inadeguato

Controindicazioni relative alla PTC:

  • Pazienti giovani e attivi,
  • Grave disallineamento dell’arto inferiore,
  • Pregressa infezione,
  • Marcata instabilità di caviglia
  • Diabete scompensato
  • Grave obesità

Altra controindicazione relativa, che va attentamente valutata, è l’osteonecrosi. Il problema in questi casi risiede principalmente nell’affondamento della componente astragalica dovuto alla minor resistenza dell’area necrotica. Inoltre l’osso necrotico non permette una buona osteointegrazione delle componenti proteiche. 

Associati all’impianto delle componenti protesiche possono essere necessari interventi sui tessuti molli: ricostruzioni di legamenti, trasferimenti tendinei, osteotomie, allungamento del tendine calcaneale. Un’eccessiva lassità legamentosa può portare a instabilità,. È essenziale ottenere una tensione uguale e adeguata nei complessi legamentosi deltoideo e laterale.

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