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Protesi dell'Anca

ARTROPROTESI DELL'ANCA

Quando l’artrosi dell’Anca o Coxartrosi si aggrava in modo tale da portare al paziente dolore ingravescente, zoppia e quindi una riduzione delle normali attività della vita quotidiana, si rende necessario un intervento di sostituzione protesica dell’ articolazione. L’artroprotesi d’Anca consiste in una sostituzione completa dell’articolazione, ossia della componente acetabolare e della testa femorale.

Quando è possibile, si preferisce impiantare una protesi a completo ancoraggio biologico, costituita da una coppa acetabolare e da uno stelo femorale in titanio trattato. Le due parti vengono inserite a pressione rispettivamente nel bacino e nel femore, dove si integrano grazie alla porosità della superficie che va a diretto contatto con l’osso. 

Nei pazienti con grave osteoporosi si può attuare un impianto completamente cementato o ibrido, usando una coppa acetabolare a pressione (completando magari la fissazione con l’ausilio di 2 viti) ed uno stelo cementato. Per garantire una maggiore stabilità. A questo riguardo le tecniche di cementazione attuali sono di gran lunga migliori rispetto a quelle usate in passato, oggi i biomateriali sono notevolmente migliorati e decisamente affidabili; l’inserto acetabolare viene prodotto in polietilene ad altissima densità, per cui più resistente all’usura. L’accoppiamento testa-inserto acetabolare può anche essere ceramica-ceramica o metallo-metallo. Questi presupposti fanno si che gli attuali impianti protesici siano destinati a durare molto più a lungo rispetto agli impianti del passato.

POST OPERATORIO

Il recupero post-operatorio può essere più o meno rapido a seconda delle condizioni psico-fisiche del paziente. In prima giornata viene rimosso il drenaggio ed il paziente può iniziare a praticare alcune esercizi di ginnastica propiocettiva con l’ausilio di un fisioterapista. Il carico viene concesso in 1°- 2° giornata con l’aiuto di due stampelle che verranno usate per circa 20/30 giorni.

L’ARTROPROTESI CON TECNICA MININVASIVA

In questi ultimi anni si è andata sviluppando una tecnica chirurgica cosiddetta mininvasiva che consente di ridurre l’incisione e l'invasività sui tessuti muscolo-tendinei, passando dai normali 15/18 cm agli 8/10. La mini invasività consiste anche nella preservazione dell’ osso che si può ottenere con l’aiuto di steli più corti e di limitata invasività che permettono la parziale conservazione del collo femorale.

Queste tecniche consentono una riduzione del dolore post-operatorio, una riduzione del sanguinamento intra e post-operatorio di circa 20% ed una migliore propiocettività dell’anca con un conseguente più rapido recupero post-operatorio. Questa tecnica non può essere usata in pazienti obesi, in pazienti con gravi deformità artrosiche o con grave osteoporosi.

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